Protesi di spalla, quando come e perché

Il dolore alla spalla può essere in molti casi particolarmente intenso e invalidante e condizionare in maniera significativa la qualità della vita della persona che ne è colpita. Difficoltà nello svolgere le più elementari attività quotidiane, disturbi del sonno e un dolore che non diminuisce nemmeno con la terapia farmacologica sono molto spesso causati da patologie di diverso tipo che possono contribuire alla degenerazione delle strutture articolari e richiedere l’impianto di una protesi. Vediamo nel dettaglio.

 

Quando si impianta una protesi di spalla?

Al di là di quale sia la patologia che colpisce l’articolazione della spalla, l’impianto di una protesi si rende necessario nel caso in cui siano falliti tutti i tentativi di trattamento con le terapie conservative, siano presenti una grave limitazione funzionale un dolore particolarmente invalidante. 

La causa più comune che dà luogo a questa sintomatologia è la presenza di artrosi: questa patologia è caratterizzata da un consumo della cartilagine articolare tale da non riuscire più a svolgere la sua azione ammortizzante e di cuscinetto tra le ossa che quindi sfregano l’una contro l’altra causando dolore. Altre patologie che possono favorire, direttamente o indirettamente, il consumo della cartilagine sono:

 

  • malattie infiammatorie come l’artrite reumatoide
  • patologie metaboliche come gotta o diabete
  • osteonecrosi (infarto dell’osso)
  • artropatia della cuffia dei rotatori.

 

Anche attività usuranti, malformazioni anatomiche o traumi importanti come le fratture dell’omero possono dar luogo a un importante consumo di cartilagine e richiedere l’impianto di una protesi di spalla.

 

Tipologie di protesi 

Come tutti gli impianti, anche la protesi di spalla è un sostituto artificiale delle strutture articolari danneggiate. Ma le protesi di spalla non sono tutte uguali: a seconda delle condizioni in cui si trovano l’articolazione e i tessuti circostanti, il chirurgo valuta la soluzione più opportuna tra quelle a sua disposizione. Vediamo in breve una carrellata delle diverse tipologie.

Protesi totale: si utilizza quando è necessario sostituire entrambi i comparti dell’articolazione ovvero la testa dell’omero (l’osso del braccio) e la glena (la cavità che si trova nella scapola in cui è posizionata la testa dell’omero stessa).

Protesi parziale: è il cosiddetto intervento di emiartroplastica. In questo caso si va a sostituire solo la testa dell’omero.

Protesi emicefalica: si tratta di un intervento in cui si va a sostituire soltanto la superficie articolare della testa dell’omero.

Protesi inversa: è una tipologia particolare di impianto in cui viene invertita la geometria delle due componenti articolari che infatti è concava a livello omerale e convessa sulla scapola. Questo particolare design ha reso possibile impiantare le protesi di spalla anche su pazienti con gravi lesioni della cuffia dei rotatori perché permette di utilizzare il muscolo deltoide per sollevare il braccio.

 

L’intervento

L’operazione si svolge a cielo aperto e può essere eseguita in anestesia generale oppure locale abbinata alla sedazione per garantire il massimo comfort al paziente. Il chirurgo esegue una piccola incisione nella regione anteriore della spalla tra i muscoli deltoide e pettorale per accedere all’articolazione, rimuovere le porzioni ossee danneggiate e inserire l’impianto. 

La durata dell’operazione può variare tra i 90 e i 120 minuti con un tempo di permanenza aggiuntivo in sala operatoria di circa un’ora per la preparazione e la sorveglianza dopo la fine dell’intervento. Dopo l’intervento viene applicata una medicazione e si fa indossare al paziente un tutore. In genere è possibile alzarsi dal letto il giorno stesso dell’operazione mentre la mobilizzazione dell’arto avviene a partire già dal giorno successivo.

 

Follow up

La buona riuscita dell’intervento dipende tanto dal lavoro del chirurgo quanto dal comportamento del paziente nella fase post operatoria. Seguire con il massimo scrupolo le indicazioni del chirurgo è di fondamentale importanza così come affidarsi a un fisioterapista esperto nella gestione dei pazienti con protesi.

In ogni caso sarà necessario indossare un tutore per circa un mese facendo particolare attenzione ai movimenti che si compiono ed evitando attività gravose per l’articolazione. Sarà inoltre fondamentale seguire un programma di riabilitazione dettagliato che comprenderà esercizi di rinforzo muscolare e di mobilizzazione articolare. Può essere un ottimo aiuto inoltre rivolgersi quanto prima a uno specialista in medicina fisica e riabilitazione (fisiatra) che è la figura più adatta a predisporre il protocollo riabilitativo più opportuno.