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Protesi d’anca, la via anteriore è la soluzione migliore?

Tra gli interventi di chirurgia ortopedica l’impianto di protesi d’anca è in assoluto tra i più sicuri e allo stesso tempo tra quelli con il grado di soddisfazione da parte dei pazienti più alto. Ma gli interventi non sono tutti uguali! Le tecniche chirurgiche che si possono utilizzare sono diverse così come lo sono gli strumentari e le tecnologie dei materiali utilizzati per l’impianto. In questo articolo voglio parlarvi delle vie di accesso, in particolare della via anteriore diretta, una procedura sempre più utilizzata.

 

Un intervento, tante possibilità

L’intervento di impianto di protesi d’anca consiste nella sostituzione delle componenti articolari (testa del femore e acetabolo) danneggiate da artrosi, traumi o altre patologie. Si tratta di un tipo di operazione molto collaudata, di cui abbiamo una casistica amplissima e che ci garantisce risultati ottimi nella stragrande maggioranza dei casi. Le tecniche chirurgiche utilizzate per la sostituzione dell’articolazione sono diverse e la scelta di una o di un’altra possibilità dipende da tanti fattori tra cui l’esperienza del chirurgo, le caratteristiche del paziente, le necessità specifiche dell’articolazione interessata. Il fattore che distingue le varie tecniche è la via di accesso, quel taglio cutaneo necessario per accedere all’articolazione che può comportare talvolta anche la sezione o la disinserzione di alcuni muscoli e tendini. Le principali vie di accesso utilizzate sono la laterale, la postero-laterale, l’anteriore diretta.

 

Le vie di accesso

Le vie di accesso tradizionalmente più utilizzate sono la laterale e la postero-laterale. Queste due vie necessitano di tagli lunghi 10-15 centimetri e del taglio e disinserzione di alcuni muscoli. Si tratta di tecniche molto efficaci in quanto consentono al chirurgo una buona visibilità e di conseguenza un’ottima precisione e rapidità dell’intervento. Durante l’intervento il paziente è posizionato sul fianco.

La via anteriore diretta è una tecnica mini-invasiva che sta avendo sempre più successo perché comporta un trauma ai tessuti molli molto inferiore rispetto alle tecniche tradizionali. Innanzitutto il taglio cutaneo è notevolmente ridotto (circa 7-8 cm) e di conseguenza la cicatrice è meno visibile. Inoltre la tecnica non prevede disinserzioni o tagli muscolari: per accedere all’articolazione si sfrutta l’interstizio esistente tra i muscoli sartorio e tensore della fascia lata e, poiché nella regione anteriore non ci sono muscoli che si inseriscono nel femore, questa procedura risulta più semplice. Durante l’intervento il paziente è posizionato supino cioè “a pancia in su”.

Una variante della via anteriore diretta è la cosiddetta tecnica “bikini” che differisce dalla tecnica classica per quanto riguarda la direzione del taglio: nella tecnica “bikini l’incisione viene eseguita a livello dell’inguine in diagonale lungo la direzione dell’elastico degli slip. In questo modo la cicatrice sarà facile da nascondere e risulterà invisibile anche indossando il costume da bagno, fattore che la rende spesso preferibile in caso di pazienti giovani e/o di sesso femminile.

 

Vantaggi e svantaggi delle diverse tecniche

Prima di tutto occorre sottolineare ancora una volta che l’intervento di protesi d’anca è sicuro e offre ottime percentuali di successo qualsiasi sia la tecnica utilizzata. Entrando nel dettaglio, ciascuna tecnica ha dei punti di forza e delle possibili criticità che cercherò di illustrarvi nel modo più chiaro possibile.

 

I principali vantaggi delle vie laterale e postero-laterale sono:

 

  • ottima visibilità per il chirurgo
  • utilizzo possibile su qualsiasi tipologia di paziente
  • rapidità dell’intervento.

 

Per quanto riguarda gli svantaggi:

 

  • incisione chirurgica piuttosto lunga (10-15 cm)
  • necessità di tagli muscolari (che poi vengono suturati)
  • maggiore rischio di lussazione
  • necessità di alcune accortezze in più nel post intervento.

 

Per quanto riguarda la via anteriore diretta i maggiori vantaggi riguardano:

 

  • minori perdite ematiche
  • minor dolore post operatorio
  • risparmio dei tessuti molli (i muscoli non vengono tagliati)
  • cicatrice ridotta
  • ripresa post chirurgica più rapida
  • possibilità di eseguire l’intervento su entrambe le anche, ove necessario, creando un solo campo chirurgico.

 

Parlando delle criticità di questo tipo di intervento vi segnalo:

 

  • impossibilità di eseguire l’intervento su pazienti obesi o con massa muscolare molto sviluppata
  • controindicazione in caso di gravi anomalie morfologiche dell’articolazione
  • maggiore difficoltà tecnica (è necessaria molta esperienza da parte del chirurgo in questo tipo di intervento)
6 Febbraio 2023 Anca, Protesi
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