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Protesi all’anca Patient Specific: workflow e principali vantaggi

L’artrosi dell’anca, patologia che ho approfondito nel precedente redazionale di questa sezione, è una condizione che riguarda circa un milione di italiani, con un’incidenza che è destinata ad aumentare a causa di diversi fattori, come per esempio l’invecchiamento progressivo della popolazione.

Nelle fasi avanzate della coxartrosi, quando il dolore compromette in maniera severa  la qualità della vita del paziente, la soluzione da adottare è la chirurgia protesica. Questo ambìto, da diversi anni a questa parte, è stato interessato da evoluzioni molto importanti. Tra queste è il caso di ricordare la mini invasività, approccio che prevede sia una incisione chirurgica contenuta, sia il risparmio di muscoli e tessuto osseo (interessante a tal proposito è la scelta di impiantare protesi con steli femorali corti soprattutto in pazienti giovani, in modo da avere a disposizione un maggior quantità di osso femorale in sede di revisione).

Importante ai fini dell’ottimizzazione dei risultati della chirurgia protesica dell’anca è anche il cambiamento di approccio relativo al posizionamento dell’impianto. Degna di nota a tal proposito è la tecnica OPS (Optimized Positioning System), grazie alla quale è possibile concretizzare la creazione e il successivo impianto di protesi customizzate.

 

Come vengono realizzate le protesi customizzate di anca

Il processo di realizzazione delle protesi customizzate di anca è un’innovazione che prende in considerazione le caratteristiche anatomiche del singolo soggetto. Per ricavare le informazioni in merito si ricorre a indagini radiologiche (RX e TAC 3D del rachide lomboscacrale e del bacino). A partire dai referti in questione, con un approccio di natura bioingegneristica e avvalendosi dell’aiuto di un software, si procede all’individuazione della cosiddetta safe zone, che cambia a seconda delle peculiarità anatomiche e delle condizioni del singolo paziente.

La safe zone dipende da diversi fattori. Tra i principali troviamo la rotazione del bacino sul piano sagittale; i riferimenti in merito sono altamente specifici per ogni singolo paziente e sono in grado di modificare in maniera anche molto sensibile l’orientamento dell’acetabolo nello svolgimento delle ordinarie mansioni quotidiane.

Una volta entrato in sala operatoria, il chirurgo deve fare riferimento alla succitata safe zone e, a partire da essa, individuare il posizionamento perfetto per l’impianto protesico. Per raggiungere il suddetto risultato si avvale delle maschere Patient Specific Instrument (PSI), strumenti aventi la finalità di ottimizzare il posizionamento definitivo dell’impianto protesico.

Nel caso specifico della protesi all’anca, viene realizzato un PSI anche per la componente protesica femorale. Grazie a questo strumento, è possibile minimizzare il margine di errore per quanto riguarda l’altezza, l’inclinazione e la antiversione. La procedura prevede inoltre la creazione di un planning pre operatorio con tutte le misure delle altre componenti protesiche, dal cotile alla testina.

 

Per quali tipologie di pazienti è adatta la customizzazione della protesi di anca?

L’impianto di protesi di anca personalizzate e realizzate seguendo un workflow che parte dall’esecuzione degli esami radiologici risulta particolarmente adatto per i pazienti giovani. L’innovazione che ho appena descritto è considerata, assieme alla chirurgia robotica, una delle più importanti svolte della protesica negli ultimi anni. Oltre che nei pazienti giovani, trova applicazione ottimale anche in tutti quei soggetti che devono soddisfare alte richieste funzionali, legate per esempio all’esercizio di un’attività sportiva.

 

Benefici

I benefici della protesizzazione dell’anca con impianti customizzati sono apprezzabili fin dall’immediato post operatorio. In questa fase, il paziente sperimenta un minor livello di dolore, così come una difficoltà decisamente più bassa nel recupero della mobilità dell’anca.

Già dal giorno successivo all’intervento è infatti possibile dare il via alla mobilizzazione assistita. Per quel che concerne i benefici nel medio termine, è il caso di ricordare il fatto che il paziente può recuperare ottimamente i livelli di mobilità e, oltre a ciò, percepire meno la presenza di un impianto protesico. In linea generale, con la customizzazione degli impianti protesici dell’anca è possibile anche diminuire l’incidenza dei casi di lussazione e di dismetria post operatoria. Da citare è infine il minor livello di usura delle componenti dell’impianto, che si traduce in una durata più ampia della protesi stessa.

3 Maggio 2019 Anca
About Dr. Andrea Vicario

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