Negli ultimi anni la medicina rigenerativa ha compiuto un passo importante verso una nuova frontiera: la rigenerazione articolare attraverso le terapie cellulari avanzate. Si tratta di un campo in forte espansione, che punta non solo a controllare i sintomi dell’artrosi o delle lesioni articolari, ma a supportare i processi di riparazione dei tessuti danneggiati.
Le cellule staminali mesenchimali (MSC) rappresentano oggi la base di questo approccio innovativo. Grazie alla loro capacità di differenziarsi in diversi tipi cellulari, incluse le cellule della cartilagine (condrociti), le MSC possono contribuire alla ricostruzione del tessuto cartilagineo, riducendo allo stesso tempo l’infiammazione locale.
L’obiettivo non è semplicemente ridurre il dolore, ma favorire la rigenerazione naturale dell’articolazione, restituendo mobilità e funzionalità nei casi in cui finora era possibile solo alleviare i sintomi.
Che cosa sono le terapie cellulari avanzate
Le terapie cellulari avanzate sono trattamenti biotecnologici basati sull’utilizzo di cellule umane vive — in questo caso cellule staminali mesenchimali — per riparare, sostituire o rigenerare tessuti e strutture danneggiate.
Nell’ambito ortopedico, queste terapie si concentrano sulla rigenerazione della cartilagine articolare, un tessuto che, a differenza di altri, ha una capacità di autoriparazione molto limitata. Quando la cartilagine si consuma, come accade nell’artrosi o dopo un trauma, la superficie articolare perde la sua funzione ammortizzante e il movimento diventa doloroso e rigido.
Le cellule staminali mesenchimali, prelevate solitamente da midollo osseo o tessuto adiposo, vengono isolate e reiniettate nell’articolazione danneggiata. Il loro ruolo non è solo quello di trasformarsi in nuove cellule cartilaginee, ma anche di rilasciare fattori di crescita e molecole antinfiammatorie che stimolano la guarigione e modulano l’ambiente articolare.
Principi e meccanismi d’azione
Il principio alla base delle terapie cellulari avanzate è la biostimolazione endogena, ovvero la capacità di stimolare i processi riparativi del corpo stesso. Le cellule staminali mesenchimali si distinguono per tre proprietà fondamentali:
- Possono differenziarsi in condrociti, le cellule che costituiscono la cartilagine articolare.
- Producono fattori trofici che favoriscono la rigenerazione della matrice extracellulare, la componente strutturale che sostiene la cartilagine.
- Hanno un effetto immunomodulatore, riducendo l’infiammazione cronica che accompagna l’artrosi e danneggia ulteriormente il tessuto articolare.
Negli ultimi anni la ricerca ha introdotto l’uso di biomateriali intelligenti (o “smart”), che fungono da veicolo e supporto per le cellule staminali. Questi materiali — naturali o sintetici — consentono di localizzare e stabilizzare le cellule nella zona danneggiata, migliorandone l’efficacia e prolungando la loro sopravvivenza all’interno dell’articolazione.
Il risultato è un’azione combinata:
- rigenerazione della cartilagine,
- riduzione dell’infiammazione,
- miglioramento della mobilità articolare nel medio-lungo termine.
Dalla ricerca al paziente: risultati preclinici e studi clinici
Le prime evidenze di efficacia provengono da studi preclinici su modelli animali, che hanno dimostrato una ricostruzione parziale del tessuto cartilagineo e una riduzione significativa del processo infiammatorio. I risultati più rilevanti includono:
- Miglioramento istologico della cartilagine, con produzione di tessuto ialino simile a quello sano.
- Riduzione dell’infiammazione sinoviale e dei mediatori chimici del dolore.
- Assenza di rigetto immunitario, dato che le cellule sono autologhe.
Studi clinici osservazionali su pazienti con artrosi lieve o moderata mostrano un miglioramento significativo nel dolore (scala VAS) e nella funzionalità (indici KOOS e WOMAC) fino a due anni dal trattamento, con riduzione del ricorso alla chirurgia protesica.

Applicazioni attuali delle terapie rigenerative
In ortopedia, le terapie cellulari avanzate vengono utilizzate in modo crescente non solo per la cartilagine, ma anche per il tessuto tendineo e osseo, grazie al loro potere rigenerativo e antinfiammatorio. Le principali applicazioni cliniche riguardano:
- Artrosi in fase iniziale o intermedia, dove è ancora possibile stimolare la rigenerazione cartilaginea e ritardare la chirurgia.
- Lesioni focali della cartilagine causate da traumi sportivi o microtraumi ripetuti.
- Tendinopatie croniche, in particolare a livello di spalla, ginocchio e tendine d’Achille.
- Pseudoartrosi e ritardi di consolidazione ossea in caso di fratture complesse.
In molti casi le cellule staminali mesenchimali vengono combinate con PRP (plasma ricco di piastrine), creando una sinergia biologica che potenzia la guarigione e riduce il dolore articolare.
Le cellule staminali mesenchimali sono cellule adulte non embrionali presenti in diversi tessuti dell’organismo. Le fonti principali sono midollo osseo, tradizionalmente la più utilizzata in ambito ortopedico, e tessuto adiposo, che garantisce una quantità più elevata di cellule e una procedura di prelievo meno invasiva. Le cellule adipose stromali, derivate dal tessuto adiposo, hanno mostrato un’elevata capacità proliferativa e una potente azione antinfiammatoria. Dopo essere state isolate e concentrate, possono essere reiniettate nell’articolazione danneggiata per stimolare la rigenerazione del tessuto cartilagineo.
I risultati clinici più significativi
Uno studio clinico multicentrico su 50 pazienti affetti da artrosi di ginocchio e anca trattati con infiltrazioni di cellule mesenchimali staminali da tessuto adiposo ha mostrato:
- Riduzione media del dolore da 7–8 a 1 su scala VAS entro 12 mesi.
- Miglioramento funzionale documentato con punteggi KOOS e WOMAC.
- Benefici clinici duraturi nel 90% dei pazienti fino a un anno dal trattamento.
Solo una minoranza dei soggetti, circa il 10%, ha necessitato di ulteriori trattamenti o di intervento protesico. Oltre al miglioramento clinico, è stata evidenziata una riduzione dell’infiammazione sistemica e una migliore qualità della vita percepita.
Anche studi istologici e di imaging (risonanza magnetica) hanno documentato la rigenerazione di cartilagine ialina, più simile al tessuto originale rispetto al tessuto fibrocartilagineo tipico dei processi riparativi spontanei.
Limiti attuali e prospettive future
Uno dei punti di forza delle terapie cellulari avanzate è la sicurezza. Le cellule provengono dallo stesso paziente (uso autologo), quindi il rischio di rigetto o di reazioni immunologiche è pressoché nullo. Tuttavia, la procedura di preparazione e infiltrazione delle cellule deve avvenire in ambienti autorizzati e secondo protocolli rigorosi.
Nonostante i risultati promettenti, le terapie cellulari avanzate sono ancora considerate trattamenti in evoluzione. La ricerca clinica deve proseguire per definire protocolli standardizzati, dosaggi ottimali e durata dell’effetto biologico.
Le principali sfide riguardano:
- la variabilità individuale nella risposta biologica,
- la necessità di follow-up a lungo termine,
- i costi ancora elevati delle procedure,
- la regolamentazione stringente dei protocolli di preparazione cellulare.
Le prospettive, tuttavia, sono straordinariamente positive. I progressi della bioingegneria e dei biomateriali, uniti alla possibilità di combinare le cellule con tecnologie di imaging e guida ecografica di precisione, aprono la strada a trattamenti personalizzati e predittivi.
Le terapie cellulari avanzate rappresentano oggi uno dei capitoli più interessanti della medicina rigenerativa. In ortopedia, l’obiettivo non è più soltanto alleviare il dolore, ma ricostruire ciò che si è perduto, restituendo all’articolazione la capacità di funzionare in modo naturale.I risultati clinici ottenuti negli ultimi anni mostrano che, per molti pazienti, la rigenerazione non è più un concetto teorico ma una realtà tangibile. Con l’avanzare della ricerca e l’ampliarsi dei protocolli approvati, queste terapie potranno presto diventare una parte stabile della pratica clinica, offrendo una reale alternativa alla chirurgia nei casi selezionati di artrosi e degenerazione articolare.


