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Protesi di spalla: in quali casi è consigliata?

La maggior parte dei disturbi della spalla sono risolvibili facendo ricorso alle terapie di tipo conservativo o attraverso semplici interventi in artroscopia. Esistono dei casi tuttavia per i quali l’unica opzione in grado di combattere il dolore e riportare l’articolazione a una buona funzionalità è l’impianto di una protesi. Al giorno d’oggi esistono diversi tipi di impianto e diverse tipologie di intervento in grado di adattarsi al meglio alle esigenze di ogni singolo paziente. Per questo motivo si tratta di un intervento che, quando indicato, non deve in alcun modo spaventare. Vediamo perché.

Il dolore alla spalla può essere causato da diversi fattori. Qualsiasi sia l’origine del dolore si tratta di un disturbo in grado di condizionare in maniera significativa la qualità della vita della persona che ne è afflitta. Quando è presente questa sintomatologia infatti, la prima richiesta da parte del paziente è quella di combattere il dolore nel più breve tempo possibile in modo da poter tornare quanto prima a una vita normale. 

 

Quando la chirurgia protesica è indicata?

I casi in cui può rendersi necessario l’intervento di protesi di spalla sono molteplici, ma hanno in comune l’obiettivo finale che è quello di combattere il dolore e migliorare il range dei movimenti che l’articolazione è in grado di eseguire. Frequente è il ricorso all’impianto di protesi in caso di:

 

    • artrosi (quando la cartilagine articolare è molto usurata con conseguente deformazione delle superfici articolari e la comparsa di piccole escrescenze ossee dette osteofiti)
  • osteoartrite (una forma degenerativa causata dall’età che porta le ossa a sfregare l’una contro l’altra)
    • malattie reumatiche (come l’artrite reumatoide o l’artrite psorisiaca)
    • osteonecrosi (una degenerazione dei tessuti causata dall’interruzione del flusso sanguigno)
  • lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori (a causa delle quali la testa dell’omero risale verso l’alto perdendo la sua centratura sulla glena)
  • gravi fratture della spalla.

 

L’indicazione di impianto di protesi è corretta qualora uno dei disturbi indicati qui sopra determinino un dolore molto intenso e difficilmente controllabile e una limitazione importante dei movimenti che la spalla è in grado di eseguire. La decisione di ricorrere a questa soluzione viene presa dal chirurgo alla luce del quadro clinico generale del paziente e tiene conto di fattori come l’età, le condizioni di salute, lo stile di vita e le esigenze lavorative del paziente.

Guarda il video in cui parlo di chirurgia protesica.

 

Diverse tipologie di protesi: a ogni spalla la sua soluzione

Al giorno d’oggi la chirurgia ortopedica si muove sempre di più in direzione della personalizzazione degli interventi garantendo il massimo risparmio dei tessuti coinvolti e cercando un risultato il più aderente possibile alle aspettative del paziente. 

Le tipologie di impianto sono tre: protesi totale, emiartroplastica, protesi inversa.

Nel caso di protesi totale si va a sostituire la componente articolare danneggiata con una sfera di metallo attaccata a uno stelo che si inserisce sull’omero (l’osso del braccio) e si fissa sulla scapola.

L’emioartroplastica si utilizza nei casi di frattura dell’omero quando la glena (la cavità che si trova sulla scapola) è sana. Consiste in un intervento simile a quello della protesi totale, ma con la sola sostituzione della testa dell’omero.

Particolarmente interessante è l’impianto di protesi inversa che viene utilizzato in tutti quei casi in cui la componente muscolare della cuffia dei rotatori è rotta e l’impianto tradizionale non sarebbe in grado di funzionare. Si tratta di una tipologia di impianto nella quale la forma delle componenti protesiche è invertita: la sfera viene posizionata sulla scapola e la parte concava sull’omero. Questo stratagemma consente di utilizzare il muscolo deltoide al posto dei muscoli della cuffia dei rotatori per sollevare il braccio.

 

Come si svolge l’intervento? Quali sono i rischi?

L’intervento ha una durata di circa un’ora e mezza e si può svolgere in anestesia plessica, generale o mista a seconda delle condizioni del paziente e delle valutazioni dell’anestesista. Ecco come si effettua la procedura: il chirurgo pratica un’incisione nella parte anteriore della spalla, tra il deltoide e il gran pettorale, e procede con la rimozione delle componenti danneggiate sostituendole con componenti metalliche. L’esperienza da parte del chirurgo nel posizionamento delle componenti protesiche è un aspetto fondamentale: se effettuata da mani esperte è una procedura sicura, che non deve assolutamente spaventare. 

Durante l’intervento non si percepisce alcun dolore grazie all’anestesia mentre il normale dolore post-operatorio viene affrontato con l’opportuna terapia farmacologica. Si tratta, come detto, di un intervento considerato estremamente sicuro: le complicazioni che comprendono la possibilità di infezioni, ematomi, danneggiamento di nervi, instabilità dell’impianto, sono infatti assai rare.

 

Il post-intervento

In seguito all’intervento è opportuno indossare un tutore per circa 15-20 giorni a scopo protettivo. È altresì necessario sottoporsi a uno specifico protocollo riabilitativo per rinforzare la muscolatura e migliorare la mobilità articolare. Seguire le indicazioni di chirurgo e fisioterapista è davvero importante se si desidera godere appieno dei benefici che la protesi può offrire. 

A un paio di settimane dall’intervento il paziente è già in grado di compiere autonomamente attività semplici come vestire, mangiare e lavarsi mentre per un recupero completo è necessario un periodo di circa sei mesi.

 

10 Aprile 2021 Spalla
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